"Razionalizzare la mobilità in direzione meno auto-centrica comporterebbe risparmi di decine di miliardi di euro l'anno per l'Italia."
A pochi giorni dall'ennesimo incidente che ha colpito un ciclista in provincia di Varese, pubblichiamo l'intervento di Edoardo Galatola, responsabile FIAB sicurezza, e di Eugenio Galli, responsabile FIAB servizio legale.
In Italia vasta eco ha avuto la campagna #Salvaiciclisti, indicatore di una diffusa domanda di ciclabilità, mobilità sostenibile, sicurezza ed europeizzazione del nostro paese. Non a caso c'è stato un gemellaggio di fatto con l'omologo movimento inglese. Ma con alcune significative differenze. A Londra, il clamore suscitato dalla campagna multimediale del Times è stato tale da aver indotto il premier stesso a pronunciarsi favorevolmente, oltre ad avere provocato la discussione in Parlamento sulla proposta di legge a favore della ciclabilità sui punti dichiarati dal manifesto inglese.
Viceversa, in Italia, dopo che sono fioccate adesioni da ogni parte e sono state espresse le nostre istanze di mobilità sostenibile in un'audizione parlamentare in Commissione Trasporti della Camera, per contribuire alla formulazione dellimportante Legge Delega al Governo per la riforma del Codice della Strada, nonostante limpegno di alcuni parlamentari del PD che hanno presentato proposte emendative, nulla di quanto proposto è entrato nel testo base che proseguirà l'iter parlamentare!
In particolare riteniamo che siano ormai richieste ineludibili: l'introduzione del principio della sostenibilità nel Codice della Strada; l'incentivazione della mobilità ciclistica negli spostamenti abituali, tra cui quello casa-lavoro; la dotazione di una segnaletica stradale per ciclisti e pedoni in linea con lEuropa; l'adesione alle richieste del 4° Programma Quadro europeo per la protezione dell'utenza debole; lo sviluppo di un Piano Nazionale per la Mobilità Ciclistica e la promozione di vere campagne di comunicazione. Tutto ciò semplicemente per iniziare ad avvicinarci a modelli virtuosi di mobilità, recuperando almeno in parte larretrato che il nostro Paese sconta per una incredibile miopia politica tutta italiana che dura da decenni.
Contiamo pertanto che la sensibilità manifestata anche da tanti parlamentari, a partire dalla Presidenza della Commissione Trasporti della Camera, si traduca in atti concreti con un più incisivo impegno al momento del passaggio in Aula e non solo in adesioni di principio.
Anche il nostro Governo, così sensibile alla modernizzazione del Paese e vicino, nelle recenti parole del Presidente del Consiglio, al movimento ciclistico, ad oggi non ha ancora tradotto linteresse in alcuna iniziativa: non è con un ottimismo di maniera che si potranno risollevare le sorti della mobilità ciclistica in Italia. Al contrario, una razionalizzazione della mobilità in una direzione meno auto-centrica porterebbe vantaggi anche economici al Paese (costo degli incidenti = 28 miliardi di euro/anno; costo inquinamento = 70 miliardi di euro/anno; maggiore uso della bicicletta = minore spesa SSN).
Per ribadire la necessità e lurgenza di un cambio di rotta del nostro legislatore (si pensi che nel codice della strada la bicicletta è ancora chiamata velocipede) rilanciamo con forza la richiesta immediata di riconoscimento di un diritto semplice, ma emblematico: per favorire con maggiore decisione scelte di mobilità sostenibile, è necessario che sia sempre riconosciuto linfortunio in itinere (ossia nel tragitto casa-lavoro) anche per chi usa la bicicletta, oggi invece assimilata a qualsiasi altro mezzo di trasporto privato, a scapito del trasporto pubblico (http://www.bici-initinere.info/).
Sull'argomento, tre Regioni e decine di Amministrazioni locali hanno già deliberato ladesione alliniziativa della FIAB, che ha raccolto e depositato oltre 12.000 firme a sostegno della propria petizione, per il riconoscimento dellinfortunio in itinere, attraverso l'integrazione della normativa vigente.
Edoardo Galatola, responsabile FIAB sicurezza
Eugenio Galli, responsabile FIAB servizio legale
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